(Di Ines Millesimi, storico dell’arte)
In questa sottilissima porzione di mondo chiamato dagli autori latini “ombelico d’Italia” si stende una piccola città, Rieti, tagliata da un fiume trasparente. E’ una vegetazione magnifica quanto varia quella che le fa da cornice, gli argini del fiume sono percorribili a piedi, nuotano trote e resti di un ponte romano affiorano da queste acque quasi sorgive. Qui hai la sensazione che il paesaggio, anche quello urbano, si sia trasformato in modo molto più lento che altrove, mantenendo la sua autenticità originaria. Puoi attraversare i boschi intorno a Greccio e nei pressi degli altri tre santuari francescani provando un’emozione inenarrabile per il silenzio, l’intensità del verde, per la pace che vi abita: vi passò San Francesco ambientandovi nella notte di Natale 1223 il primo presepe. In questo sconfinato parco naturale, privo di un limite se non quello delle montagne che chiudono ad anello l’ampia pianura, imprimendone quell’aspetto inconfondibile di conca, pare sia più facile camminare e pensare, andare in bicicletta, vivere con più intensità ogni sport all’aria aperta. Andrew Howe, campione europeo di salto in lungo, qui si è formato ed allenato.
Rieti (73 comuni con quasi 150.000 abitanti ed un’estensione circa di 2.500 km quadrati), rispetto da altre province italiane, ha una particolarità: dopo Aosta, che però è molto più montuosa, ha la più bassa densità abitativa in rapporto al suo territorio. La città, che per il proprio ecosistema può essere ribattezzata “centro dell’Aria”, vanta un altro primato, quello dell’acqua. Lo spettacolare salto di oltre 160 metri della cascata delle Marmore, tra le più imponenti d’Europa, non è distante dal capoluogo, come facilmente raggiungibili sono i diversi laghi artificiali e sorgenti naturali. Quelle del Peschiera forniscono l’acqua potabile a Roma, una delle pochissime capitali al mondo che può vantare il lusso di ricevere acqua di sorgente da qualsiasi rubinetto per tutta la vastità del suo intero territorio.
Ma è risalendo ai miti che Rieti può definirsi Madre di Roma: le fonti latine tramandano la storia di una sanguinosa violenza ai tempi di Romolo, fondatore di Roma, nota come il Ratto delle Sabine. Avvolta nella leggenda ma documentata anche da antiche monete, il mito racconta che i giovani romani per necessità di incremento demografico ingannarono il confinante popolo sabino organizzando una grandiosa cerimonia durante la quale rapirono 683 loro donne. Divenute a forza spose dei romani, le sabine riuscirono ad evitare la battaglia tra i due popoli gettandosi tra i contendenti, mariti, padri e fratelli, i quali necessariamente sarebbero caduti sul campo. Romani e Sabini si unirono diventando così un’unica comunità.
In tutto il territorio (Rieti, Monteleone, Magliano Sabina, Fara Sabina, Vescovio, Cotilia) si conservano notevoli testimonianze archeologiche che attestano il carattere austero e coraggioso dell’antico popolo dei Sabini, alcuni dei quali divenuti re nella Roma delle origini. Non meno fascinoso il passaggio nell’ 800 di Carlo Magno, primo unificatore dell’Europa, che da Aquisgrana in viaggio per Roma per farsi incoronare imperatore dal papa soggiornò forse a Farfa nella grandiosa abbazia carolingia, oggi completamente restaurata con il suo borgo e il curioso museo che ne narra, come in una favola, quella storia piena di fasti e di potere, ma anche di rovinosi periodi di decadenza. Tutto intorno l’ambiente mantiene intatto il suo profilo: allora come oggi piante di olivo punteggiano il territorio (a Canneto vi è un olivo che ha 1.500 anni di vita!) e producono oli extravergine di qualità che hanno il marchio DOP. Sin dall’antichità ritenuto prezioso condimento in tutto il Mediterraneo, adoperato anche per l’illuminazione nelle lucerne, per la cosmesi e la medicina, l’olio ha qui il suo museo (Castelnuovo di Farfa), nel quale noti artisti contemporanei sono stati chiamati a raccolta per interpretarne i simboli e i richiami culturali.
Il carattere autenticamente italiano di un luogo, l’immagine di Bellezza di un’Italia alternativa al turismo di massa è un mix nel quale ben si equilibrano paesaggio, patrimonio artistico e architettonico, ma anche tradizione gastronomica e accoglienza vera della gente. Ad Amatrice, dove si conservano piccole chiese di pellegrinaggio interamente affrescate, si continua a cucinare una pasta nota anche all’estero come “amatriciana”; a Leonessa, dove si coltiva una qualità di gustosa patata, ci sono decine di chiese medievali e rinascimentali, suggestive proprio perché fortemente collegate con la storia della devozione popolare del luogo. Dal Terminillo, il paese ai piedi del massiccio più alto (2.216 m.) dei monti reatini, si contemplano panorami mozzafiato sulla valle e su interi declivi ricoperti da faggeti. L’assenza di inquinamento acustico e luminoso ridisegna il paesaggio, dà benessere e aiuta la concentrazione. Zona dell’anti-stress e dell’aria pulita, Rieti attira perché sa riaccendere come poche un sentimento di natura italiana.