Riportiamo il racconto dello splendido volo fatto da Reginaldi visto con gli occhi del suo copilota, neo brevettato Dario Pellegrini.
“Lo vedi quel signore che se ne sta andando in bicicletta?”“Sì…”“Si chiama Roberto Reginaldi, è uno che parte alle 11 e torna alle 20. Vuoi farti un bel volo? Contattalo!”Queste parole di Stefano Bianchetti mi hanno condotto ad una delle più grandi esperienze della mia vita.
Come molti altri, sono stato affascinato dal volo sin da quando ero bambino e come molti altri questa passione sarebbe rimasta seppellita dentro di me se non fosse stato per i mini corsi introduttivi organizzati da Luca Libralon presso il CUS Padova. Lì conobbi il volo a vela, ebbi l’opportunità di toccarlo con mano e capii che arrivare al brevetto era tutt’altro che impossibile. Poco meno di un anno dopo, cresciuto da Giancarlo Faresin e da Luca stesso, diedi l’esame pratico proprio con Stefano.
Stringevo la licenza da pochi mesi quando mi trasferii a Roma per lavorare alla tesi di laurea. Dopo un periodo di ambientamento diventai socio dell’Aeroclub Alberto Bianchetti. Avevo poco più di venti ore di volo, mi affidarono un ASK 21 e cominciai a volare in zona. L’ambiente era totalmente nuovo e faticavo a interpretarlo durante i miei voli che ben poco si scostavano dall’aeroporto. Per questo le parole di Stefano mi colpirono tanto. Avevo la possibilità di volare con un pilota esperto, di capire cosa si può davvero fare in aliante nella zona di Rieti. Chiamai Roberto, mi disse di controllare il meteo nel sito di Ezio Sarti. Lo feci, sabato 7 luglio mi sembrò una buona giornata, lo richiamai: l’appuntamento era alle 10 direttamente in campo.
Aspetto Roberto sotto al gazebo con Alessandra, la mia ragazza, verso le 10.15 lo chiamo e scopro che è già arrivato e sta trafficando sul suo aliante. Lo raggiungo di corsa, mi presento e poi mi volto a guardare l’aliante. Non ho mai visto una macchina così: fiera ed elegante nei suoi 26m di apertura alare. L’interno sfoggia una strumentazione d’avanguardia e un’elica si erge da dietro la capottina. Già, l’ASH25mi è self-launching, cosa davvero voglia dire lo capisco quando, pochi minuti dopo le 11, terminiamo i preparativi e partiamo superando una decina di alianti in attesa di essere trainati!
Qualche giro sopra l’aeroporto, poi puntiamo verso Poggio Bustone, ancora qualche metro di quota e il motore viene spento. Roberto mi spiega che deve rimanere fuori fintanto che si raffredda, poi può essere ritirato. Iniziamo a spostarci, le planate si alternano alle spirali in termica. Allontanandoci da Rieti Roberto non manca di indicarmi i nomi dei laghi e dei monti che avvistiamo: monte Giano, lago del Salto, lago Rascino, lago della Duchessa, monte Velino… alcuni li riconosco io stesso avendoli visitati in moto. Nonostante Roberto si lamenti della giornata che stenta a partire, l’aliante viene manovrato in estrema tranquillità e, anche se il GPS mi indica costantemente la nostra posizione, fatico a capire quanta strada stiamo effettivamente facendo. Dopo un’ora e mezza di volo, che mi paiono dieci minuti, siamo in vista del castello di Celano. Roberto non è soddisfatto della quota. Ci aggrappiamo ad una termica che matura lentamente e usciti dalla valle di Avezzano ci troviamo davanti una strada di cumuli che puntano dritti verso Campobasso. Il mio stomaco è un po’ provato da tutto quel termicare, Roberto mi affida i comandi, scruto il cielo e cerco di fare del mio meglio. Planando riesco anche a guadagnare un po’ di quota, ma la velocità sarà giusta? Starò usando troppo i comandi? Se passassi un po’ più in là sarebbe meglio? E adesso a cosa punto? Roberto mi fa i complimenti e mi tranquillizzo.
Sono passate due ore e mezza e siamo su Campobasso. Abbiamo 1750m di quota, ma Roberto insiste sul fatto che siamo troppo bassi. Gira un’altra termica e puntiamo verso sud-est. Incontriamo un altro aliante, facciamo un paio di tornate in termica insieme e, nel frattempo, ci dice di essere partito da Benevento. “Noi andiamo verso Melfi, mettiti in coda!” Purtroppo dopo pochi secondi già non ci vede più, ma seguire Roberto ed il suo aliante non dev’essere affatto una cosa semplice.
Una distesa semidesertica si dipana innanzi a noi. Guardo a sinistra: l’aria è fumosa, vedo delle nubi grige, alcune anche sotto di noi. Guardo a destra: il cielo è limpido con qualche cumulo più in là. Roberto mi spiega che si tratta del fronte di brezza. L’aria che viene dal mare si scontra con quella ferma sulla terra e… sale! Nessuno mi aveva mai parlato di queste formazioni, guardo gli strumenti, anenometro 140, variometro +1, poi guardo avanti: il fronte si estende per km davanti a noi! Ora capisco perché Roberto era così fissato con la quota: se fossimo arrivati 300m più bassi non avremmo sfruttato al meglio questa condizione.
Veleggiando nel fronte arriviamo a Melfi, giriamo il pilone e torniamo verso nord. L’aria è un po’ mossa, rarefatta e il termometro fuori segna più di 30°. Sto male. Vomito e subito mi sento meglio e riprendo a vivere il volo. Di nuovo mi sono affidati i comandi e volo seguendo il fronte. Pilotare da dietro non è facile: la visibilità è limitata, inoltre il fronte è irregolare e sfioro qualche nube. Roberto mi lascia fare, “Ti aiuto con il piede” mi dice. Nell’estrema concentrazione in cui sono immerso accorgersi di un colpetto sulla pedaliera non è immediato. Quando lo percepisco devo ancora capire quanto virare e a cosa puntare. Insomma non è per niente semplice! Tra le mille difficoltà a cui mi sottopone il pilotaggio, mi resta spazio per rendermi conto di quanta esperienza e dedizione ci voglia per sfruttare al meglio quell’immensa energia nascosta nel vento.
Senza aver effettuato nemmeno un 360, ritorniamo sopra a Campobasso, più alti di quando siamo partiti! Poco dopo il paesaggio assume nuovamente un aspetto montuoso e sfruttiamo la dinamica sui costoni del gruppo della Majella. Da lì ci dirigiamo verso il massiccio del Gran Sasso, dove troviamo le ascendenze più forti della giornata. In un incontro successivo Roberto mi spiegherà che il Gran Sasso è un costone difficile: essendo esposto per lo più lungo la direttrice est-ovest, il vento spesso ci si appoggia dando luogo a turbolenza e wind shear e generando ascendenza solamente all’estremità più orientale che piega verso sud.
Aggirato il Corno Grande riprendo i comandi seguendo il crinale che si abbassa rapidamente sotto di noi. Ad un tratto Roberto mi fa virare a sinistra e affrontiamo il traversone che ci porta presso i monti Sibillini. Verso Castelluccio di Norcia Roberto mi nomina la fioritura delle lenticchie, purtroppo abbiamo qualche settimana di ritardo per ammirare il meraviglioso spettacolo che presenta, mi consolo scrutando l’Italia disegnata con la vegetazione sul fianco della montagna.
Siamo in volo da quasi cinque ore e mezza ed inizio ad essere stanco. Alla media di 170km/h rispetto al suolo, il paesaggio cambia molto rapidamente, ma ormai mi manca la forza di seguirlo. A monte Nerone, parecchi kilometri più a nord, incontriamo numerosi parapendii. Roberto mi chiede di aiutarlo a controllarli, faccio del mio meglio. Forti di alcuni cumuli avvistati in lontananza ci spingiamo ancora più a nord, ma le condizioni precipitano e la nostra quota con loro. Dopo 580km di planata giriamo nuovamente una termica. Guadagnamo 800m, ma nei 10minuti seguenti li ridoniamo al vento. Cerco di orientarmi, ormai stremato. Di nuovo Roberto ha bisogno di aiuto con i para, ma non riesco a offrigli l’assistenza che si aspetta. Per quanto ne so, ora stiamo tornando a casa. A Foligno Roberto mi spiega come fare per arrivarci da Rieti e mi mostra il percorso per rientrare. Cerco di memorizzare tutto. Dopo sette ore abbondanti abbiamo in vista la valle di Rieti!
Facciamo qualche giro ai piedi del Terminillo, Roberto mi spiega che per il contest del sito OLC ha ancora un pilone da fissare dove vuole. Ritorniamo verso nord. Il desiderio di rivedere il percorso per Foligno mi fa dimenticare la stanchezza e osservo con attenzione i riferimenti e le quote. Il sole si sta abbassando all’orizzonte, i suoi raggi bucano alcune grosse formazioni nuvolose rivestendo la valle di Foligno di un’atmosfera surreale. L’aliante in termica fatica a riguadagnare la quota necessaria per il rientro, ma la sera ha sempre qualcosa da restituire. I pendii che fino a poco prima erano assolati, scaldano l’aria che li lambisce e questa si fa strada verso l’alto, attraverso quella già rinfrescata. Sono le 19:30, Roberto telefona a Rieti per avvisare che stiamo rientrando, io mando un sms ad Alessandra che mi sta aspettando. Per la terza volta percorriamo la val Nerina, ma stavolta piloto io! Avvicinandosi al pendio il variometro ritorna sopra lo zero. Nella quiete della sera galleggiamo dolcemente verso casa.
Dopo quasi nove ore di volo la ruota tocca terra. Scendiamo faticosamente e iniziamo a riporre l’aliante. Prima di infilare le copertine sulle ali lo guardo nella luce del tramonto. Ha lo stesso aspetto fiero ed elegante di stamattina, non sembra per niente stanco, lui. Roberto mi espone i numeri del nostro volo: 1022km secondo il conteggio OLC. Li ascolto, ma sono troppo stanco per capirli e per entusiasmarmi. Ora ho solo bisogno di riposare. La vera gioia mi raggiungerà solo nei giorni successivi, rivivendo con calma tutti gli istanti del volo, fissandone gli aspetti salienti, traendone gli insegnamenti e arricchendo la mia esperienza di pilota.
Ora volo in maniera diversa.
Un immenso grazie a chiunque abbia reso possibile questo volo, in particolare a tutte le persone nominate più sopra.